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MOSTRA A CURA DI IDA MITRANO e RITA PEDONESI
Giovedì 4 Febbraio ore 18:00 - Sabato 13 Febbraio 2016. Plus arte puls, Viale MAzzini 1, Roma
Orari: Mar-Sab 11-13 / 16-19:30
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Danilo Maestosi cerca tra il cielo e la terra, in quello spazio che tutto racchiude, il tempo della storia e oltre. Affiorano oblii, latenze, tracce. Memoria sedimentata, memoria fertile, memoria che vive. Memoria come possibilità di ridare significato alle cose. Memoria contro l'inquietudine dei tempi. Là, in quello spazio, l'artista dialoga con Mnemosine, figlia di Urano, il cielo, e di Gea, la terra. Mnemosine, non a caso donna. Donna che accoglie, raccoglie, custodisce. Ventre gravido di memorie. Mnemosine, personificazione mitologica della memoria. Mnemosine, presenza silenziosa, testimone della storia, figura amata e odiata, rispettata e rinnegata. Pur nello spaesamento, condizione quanto mai attuale della nostra epoca, Maestosi si confronta con i miti, con la continuità del racconto umano, con la complessità del presente di cui oggi vive i dubbi, i timori, la perdita di orientamento ma non dà risposte, né propone approdi. Si affida, invece, a ciò che emerge dal profondo come unica possibile via di rincontro con la vita. Non più punti fermi, non più certezze. Non più narrazioni ma solo frammenti. E nello spaesamento, l'opera diviene segno, visione significante. Pagine di un racconto perduto, con i loro vuoti e i loro pieni, con i loro silenzi e i loro rumori, con le loro pause e i loro ritmi. Pagine di un atlante, l'Atlante inquieto di Danilo Maestosi. Superfici bianche, spazi di pensiero, le sue opere in ceramica producono molteplicità di senso, letture non univoche. Un alfabeto da decifrare, una scrittura che non vuole 'dire' quanto invece 'suggerire'. Un flusso di energia anima linee, colori, movimenti ma ciò che conta, più che in quello che si vede, è in quello che s'intravvede laddove l'immaginazione si accende. Diverse sono, invece, le opere su tavola. C'è sofferenza, travaglio. Maestosi riconosce il richiamo delle sirene ma sembra non subirne più il fascino amma-liatore. Sa che deve cercare dentro di sé. Gettare le reti per recuperare memorie, miti, brandelli di storia, gli appare come l'unico possibile modo per rileggere il mondo, per ritrovare un'umanità smarrita che vive i cambiamenti non consapevole di essere essa stessa mutata. Nuovo è il canto delle sirene. Sconosciuta è Itaca. Atlante inquieto. Atlante che niente fissa, niente descrive. Piuttosto un abbecedario dalle lettere non identificate, segni ripetuti ma mai uguali tracciati sulla ceramica. Segni che vorrebbero esprimere significati, restituire un senso compiuto al mondo, connotarlo di nuovo ma altre sono le regole, altra la grammatica, tutta da scoprire. Atlante inquieto. Visioni inseguite, momenti perduti, pensieri ritrovati cui la pittura dà forma nelle opere su tavola. Atlante incoerente nel suo farsi e nel suo negarsi al tempo stesso. Si possono ridisegnare i confini di un mondo in espansione dentro e fuori di noi? Si può tentare di guardare al presente, radicati nel passato e aperti al futuro? Si può credere ancora in una continuità della storia? Forse non è più il tempo delle utopie. Eppure Maestosi, ostinatamente, con quell'ostinazione di chi ancora crede nell'uomo e nelle sue possibilità di cavalcare i cambiamenti, traccia su quelle pagine i suoi segni, cerca corrispondenze, relazioni, analogie ma nel suo essere spaesato, esprime anche i vissuti contraddittori di una realtà mutata. Da un lato la leggerezza, l'apertura, il respiro della scrittura su ceramica, dall'altro lo spasmo, l'urto delle pulsioni, l'accumulo delle emozioni nelle visioni su tavola. Da un lato la regolarità degli intervalli, le pause silenziose, la linearità delle sequenze, dall'altro lo scavo della superficie, le spinte dinamiche, il tormento del gesto. Vita e morte sembrano attraversare l'opera di Maestosi in questo momento. L'una necessaria all'altra. L'una parte dell'altra. Non c'è inizio, non c'è fine, non c'è progetto ma solo un procedere in cui reinventarsi ogni volta. Sondare il profondo, recuperare memorie dimenticate o gettate via, ritrovare l'umano tra astra e monstra. D'altra parte, Aby Warburg, citando Georges Didi-Huberman (L'Immagine brucia, 2006), «avrebbe detto che l'artista è colui che fa comunicare tra loro gli astra e i monstra, l'ordine celeste (Venere divina) e l'ordine viscerale (Venere aperta), l'ordine delle bellezze del sopra e quelle degli orrori del sotto». Dunque, riconnettere dei e uomini, mito e storia ma non per ristabilire un ordine che non sembra avere più ragioni per essere, quanto invece per non smettere mai d'interrogarsi e cercare risposte alle grandi domande della vita, per continuare a immaginare oltre il conosciuto. Atlante inquieto, un viaggio nell'universo umano, nelle emozioni, nei dubbi, nei drammi di questa nostra epoca. Atlante inquieto, contraddittorio per definizione, spaesato e spaesante. Specchio di una realtà in movimento che Maestosi sente, vive, percepisce ma che non può connotare in alcun modo, solo annotare. Le sue opere sono, in tal senso, viscerali anche quando appaiono strutturate, contenute, equilibrate. Il suo gesto pittorico non descrive, non raffigura per immagini ma trasmuta in visione le relazioni tra le cose, i pensieri, i sentimenti. Appunti di un viaggio senza meta di cui l'artista è sì protagonista ma, soprattutto, testimone.
Ida Mitrano
Il mondo cambia. Si espande, si contrae, fugge in avanti o indietro tra errori ed orrori. Difficile stargli appresso perché cambia anche noi. Ci toglie bussole, parole per dirlo. Una geografia sconnessa di paesi ed emozioni da reinventare. L'atlante spaesato del dentro e del fuori che provo ad abbozzare con gli appunti di questa mostra, segni annegati nel bianco che sempre più mi appare sulla scia di Kandinsky come un colore di rigenerazione. Inseguendo un mio sogno d'infanzia quando pensavo che prendere e aggiornare le misure del nostro pianeta fosse mestiere da pescatori, la griglia di paralleli e meridiani come una rete da tirar sù e rammendare ogni tanto. L'ho fatto, ripetendo con raschietti e pennelli quel guizzo di fantasia.
E tra le maglie scivolose ho visto riaffiorare, tra macerie e rovine, tracce di pensieri interdetti o inconsapevoli, relitti numinosi di miti abbandonati come strumenti inservibili. E invece ancora preziosi a proseguire il racconto per l'uomo che verrà. A far da specchio e da filtro all'esterno che ci aggredisce, agli impulsi spenti e disorientati che resuscitano dubbi. Schegge di un universo fluttuante tra passato e futuro che ho cercato di fissare nelle lastre di ceramica - una caccia ai fantasmi - inserite tra le pagine di questo Atlante inquieto.
Danilo Maestosi
Sull'orlo del precipizio
Volenti o nolenti, pur decidendo ostinatamente di perseguire l'immobilità, non possiamo fare a meno di restare coinvolti in quel turbine di velocità ossessiva, psicotecnologica, del mondo di oggi, volta verso l'oblio. Il tempo e il senso profondo delle cose sembrano sfuggirci fra le mani come sabbia finissima. Forse non resta altro che attingere alle origini con sguardo rinnovato e rigenerante, in un silenzio attivo capace di un ruolo testimoniale di resistenza. Ed è quel che fa con le sue ceramiche Danilo Maestosi, misurandosi anche con i quattro elementi primordiali dei filosofi presocratici, l'acqua, l'aria, la terra e il fuoco, che costituiscono la sostanza profonda di questa tecnica antichissima. Partendo dal grande vuoto del bianco inteso alla Kandinsky, come "silenzio della nascita", Maestosi prende nella sua rete fantasmi fuggenti, baluginanti, ipotesi di forme in fuga o in divenire, che cadono, saltano, danzano, franano, cedono, affiorano, scompaiono e poi frammenti di rovine, miti e macerie di rivoluzioni fallite, in quello che lui stesso chiama il "mondo fluttuante", con un riferimento ideale all'"ukiyo-e" giapponese. Le presenze, le forme e i colori di queste ceramiche cercano un senso, un assestamento, una stabilità impossibile, s'aprono, si contrappongono, s'agitano, si mescolano come carte da gioco gettate alla rinfusa e desiderose di ritrovare un ordine. Si intrufolano con piccoli scarti nelle pieghe del "sistema" per vedere che c'è sotto e magari ricominciare daccapo. La primordialità scarnificata della ceramica conduce Maestosi verso un'essenzialità purificata, ridotta all'osso ed al segno primario, tanto da dover immaginare come diventeranno i colori maneggiati all'inizio come pigmenti polverosi. Tutto si trasforma e procede nella danza unitaria di vita e morte, "mai nulla s'annulla", cantava Walt Whitman. E così fra mille fratture e cadute, quasi inconsapevolmente, le forme fantasmatiche catturate da Maestosi finiscono spesso col ricomporsi in una sorta di ordine instabile, precario, turbolento, forse impossibile. Sono sempre sull'orlo del precipizio. E viene alla mente la vertigine di Pessoa: "Noi non ci realizziamo mai. Siamo due abissi: un pozzo che fissa il Cielo".
Gabriele Simongini
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PICCOLI SCARTI DI DISUBBIDIENZA (2015) tecnica mista su tavola cm 83x83 |
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L'ASSEDIO DELL'OMBRA (2015) tecnica mista su tavola cm 83x83 |
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NESSUNO CHE SAPPIA COSTRUIRE UNA PACE (2015) tecnica mista su tavola cm 83x83 |
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OGNI DIO LA SUA GUERRA (2015) tecnica mista su tavola cm 83x83 |
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PAN, L'ULTIMO RIFUGIO (2015) tecnica mista su tavola cm 83x83 |
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L'INFINITO PRESO PER LA CODA (2015) tecnica mista su tavola cm 83x83 |
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IL CUNEO DEL PIACERE (2015) tecnica mista su tavola cm 83x83 |
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EROS. LA PIUMA E LE SPINE (2015) tecnica mista su tavola cm 83x83 |
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LE FOLGORI PIETRIFICATE (2015) tecnica mista su tavola cm 83x83 |
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L'ULTIMO MERIDIANO (2015) tecnica mista su tavola cm 83x83 |
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ADDIO DIDONE (2015) tecnica mista su tavola cm 83x83 |
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LE FURIE. RICORDO CON RABBIA (2015) tecnica mista su tavola cm 83x83 |
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LA CASA DELLE SIRENE (2015) tecnica mista su tavola cm 83x83 |
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CERAMICA (2015) realizzata nella Fornace Falcone di Montecorvino (SA) cm 40x40 |
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CERAMICA (2015) realizzata nella Fornace Falcone di Montecorvino (SA) cm 40x40 |
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CERAMICA (2015) realizzata nella Fornace Falcone di Montecorvino (SA) cm 40x40 |
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CERAMICA (2015) realizzata nella Fornace Falcone di Montecorvino (SA) cm 40x40 |
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CERAMICA (2015) realizzata nella Fornace Falcone di Montecorvino (SA) cm 40x40 |
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CERAMICA (2015) realizzata nella Fornace Falcone di Montecorvino (SA) cm 40x40 |
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CERAMICA (2015) realizzata nella Fornace Falcone di Montecorvino (SA) cm 40x40 |
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CERAMICA (2015) realizzata nella Fornace Falcone di Montecorvino (SA) cm 40x40 |
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CERAMICA (2015) realizzata nella Fornace Falcone di Montecorvino (SA) cm 40x40 |
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