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16 MARZO - 5 APRILE 2010. Complesso del Vittoriano, Via Di San Pietro in carcere, Roma
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Sconcerto. La stessa miscela di stupore ed attesa che devono aver provato gli spettatori di un concerto anni '70 diventato leggenda, quando hanno visto Jimi Hendrix concludere un frenetico assolo frantumando la sua chitarra e scagliandone i frammenti dal palco: musica anche quello stridente, doloroso finale. Lo stesso sgomento che ho vissuto da bambino quando ho fatto a pezzi un cavallino a carillon per cavarne il mistero: perchè aveva smesso di dondolare e cantare?
Rompere i giochi. Ultimo traguardo di una ricerca su musica e memoria iniziata tre anni fa, che ripercorro come prologo in questa mostra. Una colonna sonora di ricordi personali e collettivi per misurare presente e passato. Ogni brano, jazz, pop, musica classica, canzoni d'autore, una scheggia di vita fatta riaffiorare strato dopo strato da segni e colori. La pittura come uno scavo archeologico. Giù sotto la pelle,fino a toccare le viscere, tirar fuori il sangue, l'irrisolto. Oltre la soglia dello sconcerto che resta della musica?
Danilo Maestosi
Concerto-sconcerto
Il lago, il vortice, l'abisso
Sorgi, alzati, abisso! Ecco sale cantando dalla superficie dell'acqua e fa dello spazio tra cielo e lago un altro lago. Non ha forma e non c'è occhio che possa afferrare ciò che rappresenta.
Robert Walser, L'assistente
Danilo Maestosi, artista inquieto e curioso, insofferente all'idea stessa di stasi e di immobilità, in questi ultimi tre anni si è lasciato andare ad un'eruzione creativa veramente sorprendente, carica di rivelazioni e di intuizioni che hanno preso avvio da una mirabile empatia con la musica, di cui egli è un notevole esperto ma soprattutto un sensibile amatore. Ecco allora, esposti nel prologo di questa mostra, "concerti" dipinti con un personale swing pittorico, in cui la spontaneità dell'espressione e l'esplosione di energia pura si compongono in un flusso ritmico strutturato ma sempre emozionante. Ad esempio, la sua pittura sembra miracolosamente animata dal linguaggio del corpo, dalla sensualità, dalla gestione dell'inatteso e dal ritmo non programmato del jazz: basta pensare alla sua passione per Miles Davis, per quello "stile" interiorizzato che si distingue anche per il pudore e il riserbo nell'espressione, proprio come accade nelle opere di Danilo. Eppure per Maestosi tutta la musica è compresente e contemporanea, si intreccia, affiora da inimmaginabili lontananze, abolisce le barriere fra passato e presente, fra alto e basso, proprio come la memoria a cui pure si rivolge la sua attenzione. Così nel flusso metamorfico ed elastico che percorre le sue tele animate dai colori delle emozioni pare di avvertire anche gli echi delle riflessioni epocali e rivelatrici di uno dei filosofi più decisivi in assoluto, Henri Bergson, che esaminando il proprio io interiore trovava "un flusso continuo, una successione di stati, ciascuno dei quali preannuncia quello che segue e contiene quello che lo precede". E così egli chiamó "durata" ("duréè") la vera natura della nostra esistenza nel tempo. Per Bergson il vero obiettivo del filosofo era quello di vedere "il mondo materiale fondere, trasformandosi in un unico flusso, una continuità del fluire, un divenire". Del resto queste intuizioni illuminarono anche l'abissale pittura di Umberto Boccioni e certo quella corrente d'energia che percorre due suoi capolavori come le due versioni (CIMAC, Milano e Moma, New York) degli Stati d'animo: quelli che vanno (1911) deve aver colpito anche Maestosi.
Ama la profondità, Danilo, gli abissi più intimi che non tollerano la banalità, la retorica, l'intrattenimento spettacolare, cioè purtroppo i canoni oggi dominanti. E la sua discesa nel profondo va pure controcorrente, con tutte le difficoltà del caso. Così, da alcuni mesi a questa parte, parallelamente all'uso sempre più deciso e sintetico del catrame, nelle sue opere del ciclo "Rompere i giochi" (presentato qui per la prima volta) si percepisce con forza un'accigliata inquietudine, una specie di sensibilità apocalittica che ha trasformato il precedente ed inarrestabile flusso in vortice ed abisso. E così il concerto si è tramutato in sconcerto, la pittura musicale in pittura a nervi scoperti, in organico filamento nervoso dal respiro pulsante, non più fluente ma disgregato. E' come se Maestosi avesse voluto scarnificare e dissezionare le sue opere precedenti per metterne alla prova l'evidenza vitale nascosta e magari irrisolta.
Se prima le emozioni trovavano un loro ritmo dinamico che sembrava quasi evocativamente e non mimeticamente legarsi all'immagine del fiume, ora affiora, sempre per via evocativa, l' "occhio" di un lago che nelle varie ore del giorno e stagioni è sempre diverso, come spiega lo stesso Maestosi, appassionato osservatore del paesaggio lacustre. E così l'artista sembra percepire il misterioso e mutevole movimento dei suoi gorghi nascosti trasformandolo peró in "specchio" di inquietudini e presagi. L' "occhio" del lago in realtà non rivela, in queste opere, la limpidezza dello sguardo lucido ma evoca un'opacità, una sorta di accecamento che forse è concepito dall'artista come dominante a livello etico e collettivo, nella società di oggi. E che è anche accecamento della memoria in un presente piatto, asettico e indifferente. Un presente mediocre e liquido (per parafrasare Zygmunt Bauman), che fa venire la voglia prepotente di "rompere i giochi" e i meccanismi di potere e massmediatici per vedere che c'è sotto e magari ricominciare daccapo.
In fin dei conti per Maestosi - e lo si constata inequivocabilmente nelle sue opere recenti - la missione ultima dell'arte coincide con quella recentemente indicata da Paul Virilio in un'intervista: "L'arte deve avere il coraggio di confrontarsi con la catastrofe, con intelligenza e spirito critico. La vera arte contemporanea non è rivoluzionaria ma solo rivelatrice. Ci aiuta a comprendere la finitezza del mondo. Gli artisti devono inventare un'estetica non della fine del mondo ma della sua finitezza, vale a dire dei suoi limiti. Oggi il fantasma dominante è quello del binomio vedere/potere. In nome del principio di responsabilità caro ad Hans Jonas, sarebbe peró necessario tornare al binomio vedere/sapere. Solo così l'arte potrà resistere all'accecamento in cui sta sprofondando".
Gabriele Simongini
Danilo Maestosi si presenta per la terza volta nel Complesso del Vittoriano - Sala Giubileo con un CONCERTO-SCONCERTO di opere inedite, tecniche miste su tavola (tempere, oli, catrami, smalti e vernici spray) appartenenti ad un ciclo sul tema intrecciato della musica e della memoria al quale l'artista ha lavorato negli ultimi tre anni : le emozioni create dall'ascolto di brani musicali, dalla musica classica e sinfonica al jazz, al folk ed alla canzone, sono rivisitate visivamente da Danilo Maestosi in composizioni ricche di colori e di segni, dove l'astrazione lirica suggerisce talvolta una ricerca formale, l'una e l'altra segnate da una sincerità d'intenti e felicità di espressione che sono una caratteristica dell'opera di questo artista. Danilo Maestosi, nato a Roma nel 1944, dipinge da giovanissimo ma espone per la prima volta soltanto nel 1999, e dopo solo dieci anni puó già contare un nutrito curriculum vitae con personali e collettive di prestigio in Italia e all'estero, in gallerie private e spazi pubblici, maturando anche nel settore delle arti visive quella notorietà già raggiunta quale giornalista e critico d'arte professionalmente riconosciuto e stimato.
Maestosi si rimette ora in gioco quale pittore, autodidatta e colto, e questo CONCERTO-SCONCERTO che dopo i cicli de LA VIA DELLA SETA, del LUNARIO, delle PARABOLE ed altri rappresenta un punto di arrivo, con una serie di opere felicemente sofferte da questo artista che, non avulso dalla realtà e dalla società che lo circonda, insegue oggi - sono queste parole sue - "suggestioni musicali che resuscitano sempre più il grottesco spettacolo dell'orchestrina che continua a suonare sulla tolda del TITANIC che si sta inabissando". La bellezza, alla quale le opere di Danilo Maestosi guardano, non è il solo traguardo al quale l'artista aspira: il CONCERTO creato dai suoi ricordi musicali diventa SCONCERTO nell'incontro-scontro con la realtà.
Carmine Siniscalco
Dolcenera...e oltre
Visioni visionarie di un poeta dei colori
Am ìala ch'a l'arìa am ìa cum'à l'è amiala cum'à l'aria ch'a le lè ch'a le lè... Un piccolo garage adibito a studio, il tavolo da lavoro ingombra l'ambiente che a stento ospita una persona. Pennelli, legni, carte, tele, tubetti di colore sparsi ogni dove, li avvolge la carezza del fumo di mille sigarette, nell'aria il profumo denso, inebriante del cocktail di spray, vernici, oli, colle, bitume. Un vecchio registratore squarcia il silenzio: ami ala ch'a l'aria am ia cum'à l'è, De Andrè canta il sogno paranoico dell'amore irraggiungibile. Il ritmo martellante della musica si trasforma in esplosione di colori, in corpo vivo e palpitante, in una inquietudine che invoca la luce. Come il protagonista di Dolcenera, Danilo Maestosi è l'amante che sogna l'impossibile. Per lui la pittura è la donna desiderata, una presenza-assenza ossessiva, sfiorata e subito perduta, ritrovata e poi dispersa e rincorsa ancora in un vertiginoso viaggio negli abissi fuori dal tempo e dallo spazio. E' una sfida che non ha tregua, raggiunta una soglia eccone ergersene un'altra, altri ostacoli da superare, nuovi linguaggi da elaborare e sperimentare.
La pittura è come uno scavo archeologico, dice Danilo Maestosi, devi arrivare nel profondo per tirare il sangue, l'irrisolto. La musica è sua compagna in questo viaggio nelle viscere dell'anima, è la memoria, il presente, l'ombra del futuro. Canzone colta, canzonetta, poco importa. E' la vita, vissuta, immaginata, sperata che Danilo Maestosi scrive sul pentagramma onirico della tela. Ma il concerto, in queste opere recenti, profonde e laceranti come una ferita aperta, si fa sconcerto. La ricerca su musica e pittura che ha inseguito dal 2008 con Non solo canzonette, Musica sotto la pelle, In concerto chiude il suo ciclo. L'artista è deciso, vuol rompere i giochi, varcare l'ulteriore soglia alla ricerca di altri orizzonti. Si rompono le cose per andare avanti, è il motto del cantore della "negritudine" Peppe Lanzetta, attore, drammaturgo, poeta. "Capitani coraggiosi": come lui Danilo Maestosi guarda al vecchio e al nuovo con curiosità, cerca nuove stazioni da raggiungere, continua ad emozionarsi con onestà e passione sul palcoscenico dell'arte. Cosa c'è oltre la soglia dello sconcerto? si chiede. Il sogno. Giuliano Scabia, il grande sognatore, invita a toglierci la maschera, a cercare la luce dentro di noi, a costruirci cavalli di cartapesta per volare liberi come fecero i matti del manicomio di Trieste in groppa a Marcocavallo. Am ìala ch'a l'arìa am ìa cum'à l'è amiala cum'à l'aria ch'a le lè ch'a le lè... Dolcenera è la libertà, raggiungibile solo attraverso la follia-poesia.
Erminia Pellecchia
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CHET BAKER, MY FUNNY VALENTINE (2010) tecnica mista su tavola cm 50x50 |
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CESARIA EVORA, SODADE (2009) tecnica mista su tavola cm 70x100 |
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BACH, SUITES PER ORCHESTRA (2010) tecnica mista su tavola cm 50x50 |
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ROMPERE I GIOCHI (OMAGGIO A JOHN COLTRANE) (2009) tecnica mista su tavola cm 100x70 |
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ROMPERE GIOCHI 3 (OMAGGIO A THENOLIUS MONK) (2009) tecnica mista su tavola cm 70x100 |
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ROMPERE I GIOCHI 6 (OMAGGIO A GORAN BREGOVIC) (2010) tecnica mista su tavola cm 100x70 |
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MENUHIN-SHANKAR, WEST MEETS EAST (2008) tecnica mista su tavola cm 100x95 |
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ROBERT JOHNSON, CROSSROAD BLUES (2009) tecnica mista su tavola cm 85x115 |
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OMAGGIO A BEETHOVEN (2010) tecnica mista su legno cm 40x40 |
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OMAGGIO A BEETHOVEN (2010) tecnica mista su legno cm 40x40 |
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OMAGGIO A BEETHOVEN (2010) tecnica mista su legno cm 40x40 |
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OMAGGIO A BEETHOVEN (2010) tecnica mista su legno cm 40x40 |
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OMAGGIO A BEETHOVEN (2010) tecnica mista su legno cm 40x40 |
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OMAGGIO A BEETHOVEN (2010) tecnica mista su legno cm 40x40 |
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OMAGGIO A BEETHOVEN (2010) tecnica mista su legno cm 40x40 |
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OMAGGIO A BEETHOVEN (2010) tecnica mista su legno cm 40x40 |
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OMAGGIO A BEETHOVEN (2010) tecnica mista su legno cm 40x40 |
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OMAGGIO A BEETHOVEN (2010) tecnica mista su legno cm 40x40 |
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MAHLER, SINFONIE (2009) tecnica mista su tavola cm 50x50 |
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ROMPERE I GIOCHI, OMAGGIO A JOHN CAGE (2009) tecnica mista su tavola cm 100x70 |
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ROMPERE I GIOCHI, OMAGGIO A RAVEL (2010) tecnica mista su tavola cm 70x100 |
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ROMPERE I GIOCHI, OMAGGIO A BIZET (2010) tecnica mista su tavola cm 70x100 |
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ROMPERE I GIOCHI, OMAGGIO A DJANGO REINHARDT (2009) tecnica mista su tavola cm 70x100 |
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ROMPERE I GIOCHI, OMAGGIO A PIERRE BOULEZ (2009) tecnica mista su tavola cm 70x100 |
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ROMPERE I GIOCHI, OMAGGIO A ORNETTE COLEMAN (2009) tecnica mista su tavola cm 100x70 |
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ROMPERE I GIOCHI, OMAGGIO A DE CHIRICO tecnica mista su tavola |
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ROMPERE I GIOCHI, OMAGGIO A M.A. MESSINA (2009) tecnica mista su tavola cm 70x100 |
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MOZART, DISSONANZE (2009) tecnica mista su tavola cm 80x110 |
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MILES DAVIS, AGARTHA (2009) tecnica mista su tavola cm 40x60 |
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PERGOLESI, STABAT MATER (2009) tecnica mista su tavola cm 80x110 |
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CASALS V. MINGUS (2009) tecnica mista su tavola cm 70x110 |
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DE GREGORI, GENERALE (2009) tecnica mista su tavola cm 110x80 |
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ROSSINI, L'ITALIANO IN ALGERI (OMAGGIO A LELE LUZZATI) (2009) tecnica mista su tavola cm 80x110 |
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MAMA AFRICA (2009) tecnica mista su tavola cm 115x85 |
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DE ANDRÉ, HO VISTO NINA VOLARE (2009) tecnica mista su tavola cm 80x115 |
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LEONARD COHEN, HEY, THAT'S NO WAY TO SAY GOODBYE tecnica mista su tavola |
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OMAGGIO A BELA BARTOK (2009) tecnica mista su tavola cm 95x105 |
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ROLLING STONES, SHE'S A RAINBOW (2009) tecnica mista su tavola cm 80x95 |
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DE ANDRÉ, LE ACCIUGHE FANNO IL PALLONE tecnica mista su tavola |
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DE ANDRÉ, DOLCENERA (2009) tecnica mista su tavola cm 80x95 |
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PAUL SIMON, EL CONDOR PASA (2008) tecnica mista su tavola cm 65x100 |
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DIES IRAE (2007) tecnica mista su tavola cm 115x80 |
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PURCELL, ENEA E DIDONE (2007) tecnica mista su tavola cm 115x80 |
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SIMON & GAFUNKEL, THE SOUND OF SILENCE tecnica mista su tavola |
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ORCHESTRA DI PIAZZA VITTORIO, COMPILATION tecnica mista su tavola |
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SERVIZIO VIRGILIO.IT durata 4:22 |
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