Danilo Maestosi
Danilo Maestosi
Danilo Maestosi

MOSTRA COLLETTIVA

2009. Porto di Bari - Terminal Crociere, Bari

DIPINGI I SILOS
Bella e stimolante l'idea di recuperare quel gigantesco impianto per l'immagazzinamento del grano che incombe sul porto di Bari, proprio di fronte alla banchina su cui attraccano i traghetti per la Grecia e oscura con la sua mole grezza e massiccia uno spicchio del panorama che si gode dal lungomare. E di affidare questo tentativo di recupero e ricucitura di quel relitto industriale così incongruo e fuori scala, ma ancora funzionante a! linguaggio della pittura, alla riscrittura dell'arte. Eppure, a mio avviso, la pittura da sola non basta. Decorare, in qualunque modo, un fondale di cemento di così grandi dimensioni, è operazione che rischia di accentuarne la mole, sottolineare quel senso opprimente di barriera, di muro invalicabile, di frattura che ora lo caratterizza. Per ottenere un effetto accettabile bisogna reinventarne le funzioni, allegerirne il peso, renderlo vivo, a suo modo attraversabile e trasparente, trasformarlo in uno schermo, una lavagna in perenne movimento di immagini ed echi. O in uno specchio.

La prima soluzione che suggeriamo è proprio quella di trasformare quella enorme parete ondulata di torri affiancate in un maxischermo da animare ogni sera con un doppio ciclo di proiezioni: due multivisioni che scorrano a ciclo continuo.

A) Il fronte dei traghetti per la Grecia dovrebbe popolarsi di visioni, fantasmi, schegge di memorie e di storie che alternandosi sullo schermo uniscano idealmente le due sponde di mare che le navi collegano, ne evochino suggestioni e radici comuni attraverso i monumenti, le opere d'arte, i paesaggi.

B) Il fronte che si affaccia sul lungomare cittadino dovrebbe invece offrire lo spettacolo della Bari di oggi: le architetture moderne, la Fiera, i luoghi della politica, la ribalta del sociale e della cultura.
Ovvio che questa proposta puó essere realizzata solo nelle ore notturne. Resta dunque da risolvere il problema anche di giorno. Come?

Qui la pittura puó essere davvero d'aiuto, purché si ricorra a una tavolozza morbida e a segni leggeri, carichi peró di forti valori concettuali, che non invadano totalmente lo spazio, ma vi galleggino dentro. Anche qui con una doppia scansione.

A)Le torri lungo la banchina d'imbarco dovrebbero essere dipinte come una sorta di suggestivo prolungamento delle onde, delle spume e dei colori del mare, che via via sfuma in tinte più chiare e indistinte verso l'alto della struttura. Il mare come metafora, come sogno dell'antico, dell'avventura, dell' inconscio, delle radici collettive. Vedi bozzetto in mostra.

B)Il lato opposto deve evocare invece a chi lo osserva la vitalità in fermento del grano ammassato in quei silos, una polvere di macerazione e trasmutazione che viene giù dall'alto, occupando quasi una metà del fondale, per poi anche qui sfumare in un bianco-giallino increspato a suggerire le diramazioni infinite attraverso le quali la forza arcaica del grano penetra nei corpi. Si fa società, mondo pulsante, azione, contraddizione, fermento creativo, patto di convivenza. L'anima della farina e del pane come simbolo di una Storia e di un'Umanità in continua crescita e trasformazione, segnale di convivenza, pace e solidarietà. Vedi secondo bozzetto.

LA FONTANA.
In realtà questo duplice intervento decorativo potrebbe essere potenziato, reso più intenso, trasmettere con più efficacia i suoi messaggi e le sue provocazioni, se lungo le due pareti scanalate dei silos scorresse, un sottile velo d'acqua. Virato sul bianco e celeste su un lato, sul giallo e sul bianco sull'altro lato. Una barriera urbana trasformata in una gigantesca, cangiante fontana. Le velature d'acqua renderebbero, tra l'altro, ancora più efficaci e di maggiore impatto spettacolare ed emotivo le multivisioni notturne.

EFFETTO BRODWAY.
L'ultimo colpo d'ala riguarda il lato corto del complesso, le due torri agganciate rivolte verso il lungomare. La pro­posta è di trasformarle in una vivacissimo e coloratissimo multischermo pubblicitario, animato da immagini, figure, messaggi, scritte che variano a ciclo continuo. Pareti e mosaici di spot formato gigante come se ne vedono a New York, a Londra, a Tokio. Il contagio pulsante della pubbli­cità come segno tangibile della Bari produttiva e moderna, una cascata di colori che di giorno e di notte sarebbe visi­bile a chiunque passeggia sul lungomare, saldando così anche simbolicamente questo angolo di Bari al centro storico che oggi gli volta le spalle. Il lato opposto, rivolto all'orizzonte dovrebbe invece restare allo stato grezzo, a serbare il ricordo dei silos prima della riqualificazione.
Danilo Maestosi


...E' una sensazione che lascia parlare la pelle degli edifici, che si emancipa dalla forma, così come dalla struttura, per diventare interfaccia eloquente e performativa tra l'architettura e l'intorno. E' il mondo delle finiture, dei materiali che vengono colorati, tinteggiati, laccati, satinati, lucidati, cromati, lisciati...trattati come se fossero un abito indossato dall'edificio. Ma la sensazione è anche dell'architettura la cui durata è limitata a poche stagioni, dell'involucro che diventa pelle e infine vestito emancipandosi dallo stesso edificio per vivere una vita autonoma. Ha una natura a cavallo tra l'architettura, la moda e il manifesto pubblicitario, ma sovente è talmente pregnante, talmente manifesto del messaggio che l'edificio vuole comunicare in quel momento, da diventare portatrice inalienabile della sua identità. Su di essa avviene l'osmosi tra interno ed esterno, una traspirazione totale o parziale, un possibile contatto...
(A.Barbara, Storie di architettura attraverso i sensi, 2000)

La superficie architettonica in muratura trasformata in superficie sfuggente, derma sensibile, in membrana osmotica che respira e assorbe l'ambiente circostante, è uno dei grandi temi dell'ar­chitettura contemporanea. Da Herzog & de Meuron a Tschumi a Nouvel, le superfici architettoniche diventano pelle, luogo di straordinaria intensità e di continue interazioni; si animano di immagini fotografiche serigrafate su pannelli o di proiezioni multimediali su schermi giganti, nel tentativo di comprimere tutti i segni di profondità sulla superficie dell'edificio. La struttura diventa così mobile e fluida in perfetta simbiosi con un concetto di modernità liquida, caratterizzata da flussi in continua trasformazione, da confini labili e indecisi. Flussi tem­porali in cui i fluidi viaggiano con estrema facilità: scorrono, traboccano, si spargono, filtrano, tracimano, colano, gocciolano, trapelano.
Così, nel progetto di Danilo Maestosi, i silos del porto trasudano in superficie le immagini simboliche di Bari e del Mediterraneo. La città degli affari e degli scambi commerciali, il paesaggio agrario e le sue trasformazioni, il viaggio, il mare, l'oriente. II...profondo è la pelle...scriveva Paul Valéry e il concetto sembra inseguire l'intera ricerca pittorica di Danilo Maestosi. Giornalista, redattore di pagine culturali, dal 1999 pittore, con una visione sinestetica dell'arte che spazia dalla letteratura, al cinema, al teatro, alla musica, alla pittura. Spesso le sue opere sono ispirate da testi letterari (Calvino, Borges, Verlaine, Ario­sto..) ma soprattutto da temi musicali di cui è esperto conoscitore (da Vivaldi al Folk toscano, da Schubert a De André, da Rossini all'Orchestra di Piazza Vittorio) e di cui lascia traccia nei titoli. Il tema della sinestesia accompagna la sua opera, in un processo di smaterializzazione che ha i suoi punti di riferimento in Bergson, Boccioni (Stati d'animo), Kandinskij, Hartung e certi aspetti dell'Informale.
Ma il processo è sempre di natura quasi alchemica, volto ad estrarre dalla triturazione della materia bruta il senso più pro­fondo e aereo. In una intervista del 2007 parla del suo fare pit­torico: la materia si deposita strato su strato sulla tavola o sulla tela, poi viene raschiata affinché il colore riemerga come traccia, come tesoro perduto che riappare sotto altri strati, come pelle, come ferita. Il suo progetto di valorizzazione dei silos del porto segue questo processo. I gialli dei granai, segni leggeri che galleggino nello spazio senza invaderlo, materia che si trasmuta in polvere; dal grano alla farina, al pane, ai simboli di una sana produttività agricola ed industriale. I blu del mare, pittura come prolunga­mento delle onde, metafora del viaggio e degli scambi commer­ciali con l'altra sponda.
Ma, dice Maestosi, la pittura non basta. Il visivo si associa al tattile e al sonoro, la pesante struttura in cemento diventa pelle, membrana vitale trasudante liquidi e pixel virtuali: sottili veli d'acqua lungo le pareti scanalate dei silos e proiezioni su maxi­schermi che trasformano il cemento in una lavagna in perenne movimento di immagini ed echi. Superficie come medium, signi­ficante vivo, vibrante in continuo mutamento. I silos abbando­nati e dismessi si trasformano in nuovi "trasmettitori urbani", le strutture murarie sono pellicole sensibili all'immagine, superfici con straordinarie capacità di comunicare tanto da competere con il cinema e la televisione.
Così rivivono nello spazio mobile della comunicazione, e il flusso delle immagini si inserisce a pieno nei ritmi mobili, fluidi, incerti della città.
II non-luogo si trasforma in un fluido di comunicazione della memoria storica e dell'identità urbana e paesaggistica, non ter­mine di confine e ulteriore frammentazione, ma intervento di landscape urbano volto alla coesistenza delle diversità, molte­plicità e frammentazioni della città "liquida" contemporanea.
Mirella Casamassima




PRESENTAZIONE OPERE

PRESENTAZIONE OPERE
(2009)
Finalisti
durata 3:04
CONFERENZA STAMPA

CONFERENZA STAMPA
(2009)
Parte 1: Godelli
durata 2:38
CONFERENZA STAMPA

CONFERENZA STAMPA
(2009)
Parte 2: Martines
durata 9:01
CONFERENZA STAMPA

CONFERENZA STAMPA
(2009)
Parte 3: Mirabella
durata 9:27
CONFERENZA STAMPA

CONFERENZA STAMPA
(2009)
Parte 4: Bellini
durata 4:31
CONFERENZA STAMPA

CONFERENZA STAMPA
(2009)
Parte 5: Mariani
durata 7:45
Le tele di Penelope
In un ricordo. Per tutti i malati di Alzheimer
Tutto il resto è frastuono
Ri-tratti d'artista
Verso...le terre dei ricordi
Le terre dei ricordi
Adamo e la nuvola
Atlante inquieto
Trasfigurare
Oltre la definizione. Mostra-Incontro Ennio Calabria e Danilo Maestosi
Carnevale delle Arti
L'era glaciale. Innesti
Premio Sulmona
Giffoni Experience - Sempre giovani
Omaggio a Mattia Preti
Dalla Dolce Vita alla Vie en Rose
La Parabola - Ieri, oggi e domani
L'era glaciale
Miraggi
Giffoni Experience - La felicità
CO2 Uomo/Natura
Arte per la vita
3 anni di Archè
Caduta-Separazione
Come farfalle controvento
L'istinto ed il Gusto. Migrazioni: nuovi appunti
Noi credevamo
Identità liquide
Linkolors - Giffoni Film Festival
Piccola piccola...così, Biennale A.R.G.A.M.
Porte d'autore
Sulle orme di Marco Polo. Cento pittori italiani dipingono Hang Zhou
L'identità graffiata
S.O.S. Palma
In memoria della Shoah
Migrazioni - Appunti di un viaggio infinito
Migrazioni e naufragi
Giffoni Experience - Imago amoris, Poetica dei desideri
Viaggio in Italia
Concerto-Sconcerto
Muro contro Muro
Dipingi i silos
Premio Sulmona 2009
In concerto, Primaverile A.R.G.A.M.
La musica sotto la pelle / Atto II - Risonanze di un lago vulcanico
La musica sotto la pelle
Prendere posizione, Primaverile A.R.G.A.M.
Parabole
Non son solo canzonette
Le mille e una seta
Ukiyo e altri miraggi
Lunario
Isole
Grottesche
Paesaggi infiniti... (come un gioco di carte)
Mediterraneo e altri mari
Come ombre sui muri
Danilo Maestosi
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