18 LUGLIO - 31 LUGLIO 2010. Chiesa Complesso Monumentale San Francesco, Giffoni Valle Piana, Salerno
Tra i tanti simboli scelti per rappresentare i poli obliqui
dell'amore credo che il fuoco sia quello che più si avvicina alla
meta. Perchè il fuoco è scommessa che condensa nella stessa immagine
il calore abbagliante della scoperta e il potere letale della
distruzione, la vittoria sul buio e il vortice che ti spalanca tenebre
ancor più profonde, l'artificio della seduzione e il sublime del
sacrificio di se, l'illusione della sopravvivenza e il precipizio
dell'annientamento. Vita e morte, commedia e tragedia, divenire ed
arresto. L'esistere che si fa essere nella cosmogonia in eterno
movimento di Eraclito, contrapposta al noioso, implacabile universo
immoto di Parmenide. Un demone che chiede solo di essere
consumato,impresa che il corpo da solo non sa sostenere perchè bruciando non raggiungi il segreto dell'altro, ma solo la resa
all'algido potere della cenere. Eppure la morsa della passione non
sembra prevedere altro traguardo, altro punto di fuga. Facile, sin
troppo facile a volte, ardere d'amore, difficile tener viva la fiamma.
Tra tutte le divinità del pantheon romano Venere è la più capricciosa,
premia Paride consegnandogli il cuore di Elena insieme all'orrore
devastante della guerra. Un premio o una beffa? Vesta al contrario non
promette ricompensa, per onorarla chiede solo che si alimenti senza
fine il fuoco attraverso cui si rivela. Ma è altrettanto spietata.
Alle sacerdotesse che scelgono la scorciatoia del piacere e del sesso
non concede appello: la punizione è l'orrendo patibolo di una grotta
murata. Ma la minaccia del dolore e del lutto segna solo un confine
che è impossibile non varcare. L'inafferrabile amore va comunque
raggiunto. O almeno inseguito come il tempo che sempre ci sfugge. Il
limite è cibo per immortali. Il senso degli uomini è solo nel proprio
percorso. E nelle soste accanto al fuoco che illumina la nostra notte.
Imparando a rimboccarlo se serve.