Danilo Maestosi
Danilo Maestosi
Danilo Maestosi

2008. 5 MAGGIO. Salerno, Palazzo Genovese

"Un libro può commuoverti, aprirti squarci di luce. Un quadro può ridisegnarti lo sguardo, spalancarti davanti infiniti spazi dietro lo spazio che credi di conoscere. La musica ti penetra dentro. Sangue che scorre nel sangue. Mette in moto il corpo. Ti ritrovi a battere il tempo con le mani ed i piedi, ad accennare passi di danza e non sai perchè. La musica, creatura di Apollo e Dioniso, è quiete ed ardore. Ti ridesta poi si addormenta con te,scivola a fondo fino a impastarsi con la memoria e a regolarne palpiti e impulsi. Puoi rimuovere, rendere sempre più opaco un ricordo, la musica te lo riporta sù. A volte rimpianto, a volte una gioia dimenticata, a volte dolore puro. Quasi una coltellata. Inutile far barriere: l'anima non è impermeabile, basta uno spiraglio e la musica filtra, si insinua, come l'acqua o la sabbia. Digerisce e misura il tempo, collettivo o personale, meglio di un orologio. Se ti stai chiedendo chi sei, cosa sei diventato, aguzza l'orecchio. La risposta è la colonna sonora della tua vita. Una compilation incisa sotto la pelle. Può essere un brano d'opera o una canzonetta, un pezzo classico o un assolo di jazz. La memoria ignora le gararchie, gli steccati, non paga diritti d'autore. Un lembo di radice sepolto sotto le stratificazioni della mente e del corpo, che riaffiora come un monumento sepolto, il relitto d'un naufragio, se gratti via la coltre che lo ricopre. Uno scavo archeologico. Colori che riemergono sotto altri colori, segni che respirano sotto altri segni. Come i quadri di questa mostra."
Danilo Maestosi


"Ci sono due specie di musica: la musica dei suoni e la musica della luce. Non è come dire che essa può agire sulla nostra sensibilità con la stessa potenza e la stessa raffinatezza"
Abel Gance


I colori della musica
"Kind of Blue, l'improvvisazione ardita, l'anarchia del suono che diventa rigore. Guardando la pittura, oggi più matura e per questo più libera, di Danilo Maestosi l'accostamento con la sofisticata musicalità di Miles Davis, il suo fraseggio ricco e articolato, l'ineffabile pathos delle sue interpretazioni, la struttura mobile, fantasiosa, il miracolo di equilibrio e di gusto dei suoi assolo, diviene naturale. E non è certo un caso che il grande trombettista dal canto terso e rilucente, esplosivo e veemente sia tra gli "dei" che popolano il Pantheon sonoro del pittore, quegli idoli di note a cui, con il suo ultimo progetto espositivo , ha voluto rendere omaggio.
Contaminazione di generi, sovrapposizioni di memorie: è un vagare in un universo parallelo questo attuale di Maestosi, dove le ombre si stratificano, si confondono, spariscono e riemergono fino ad esplodere in variazioni cromatiche infinite che intessono realtà e sogno, nostalgia e commozione, immagini e fantasie. E' un pentagramma lussureggiante di colori quello che compone l'artista romano, visivo e visionario, intenso e assoluto; una sinfonia dalle vibrazioni profonde che incide fortemente nell'animo dello spettatore, pronto a riconoscere nel tratteggio di una storia privata, la propria storia. Sì perché, in ognuno di noi, c'è una melodia che ci accompagna, ci accarezza, ci fa sognare, gioire, amare, piangere e sorridere. Una musica che è tutto e niente, "polvere nella polvere" per citare Paolo Conte, eppure si fa veicolo di emozioni. Lavora sul tempo Danilo Maestosi, come un archeologo riporta alla luce sensazioni sommerse, illuminanti squarci di vecchi approdi, di orizzonti perduti, di fughe tentate alla volta dell'Isola che non c'è, quella che canta Bennato, dove la ragione è sconfitta dal desiderio di volare. Un'isola dell'anima, abitata dai ritmi eleganti, sinuosi e a volte ubriachi di Conte e dalle appassionanti, dolorose ballate di Fabrizio De Andrè. All'avvocato-cantautore-pittore e al maudit genovese Maestosi ha dedicato forse le più belle tele di questa mostra, contrapponendo il ghigno sardonico e il gusto del pastiche dell'uno alle paure, incazzature, utopie e slanci dell'altro. Ed ecco i porpora sfolgoranti, ebbri di viola dei postriboli contiani, ecco l'azzurro terso oscurato dal blu cupo della Domenica delle salme di De Andrè, nuvole che , simbolo di un divenire incessante sul quale l'uomo non ha alcun potere se non quello di anche con la luce alterata del cielo. Ed ecco ancora la luna, il pallido disco che, segno-ossessione, scandisce da sempre la narrazione di Maestosi. Affiora nella Patetica di Beethoven, icona di un tempo sospeso nel fluire impetuoso e prolungato delle variazioni tonali, riprodotte dall'artista con la forza del colore; si veste della sensualità languida del di Brahmas; si fa icona della fresca, ingenua, dolceamara , bozzetto lirico per antonomasia del Peer Gynt di Grieg.
Dall'oscurità dei blue e dei neri ai verdi accesi, graffiati di venature vermiglie del Guglielmo Tell, che più che restituire l'affaticato, straordinario, ultimo Rossini rievoca il delirio di Arancia meccanica; e poi i gialli, gli ocra, gli aranci, gli smeraldi della folle tavolozza ispirata dai Concerti per mandolino di Vivaldi. Colori impazziti. Danzano sfacciati sulla tela come le ballerine carioca del Carnevale di Rio che evocano le Bachianas Brasileiras di Villa-Lobos. Colori che si accendono come fiamme ardenti, pronte ad inghiottire l'empio punito Don Giovanni e a consumare Giovanna, la verginità dell'indomita guerriera trasformata in carne nel simbolico amplesso raccontato poeticamente da Cohen. Il primo e l'ultimo abbraccio, : colori che si liquefano come lacrime, il rosso impallidisce, sfuma, si spezza in un pianto a stento trattenuto. Il popolare di Gonzales si specchia, nell'immaginario di Maestosi, nel colto di Mozart, capolavoro indiscusso della musica. Già. Musica dell'uomo, musica scritta pensando all'uomo, musica elogio straziante dell'umanità. Musica , messaggio di pace lanciato nello spazio. E, attraverso i bianchi fantasmi che popolano la rilettura del celebre brano dei Beatles , trasmesso recentemente dalla Nasa ad eventuali orecchie extraterrestri, il giornalista-pittore fa sue le parole entusiaste di Paul McCartney . Spettri, maghi, cavalieri erranti, mostri. Tra musica e pittura Maestosi cavalca secoli, saghe e leggende con l'attenzione sempre viva all'altra sua passione, la letteratura. Così fa rivivere gli incanti della Gerusalemme liberata, ispirandosi a Tasso ed alla di Geminiani; così riesuma la strega malvagia della Capanna di Baba-Yaga, operando all'inverso la traduzione in musica di Mussorgsky della mostra di olii e acquerelli dell'amico architetto Victor Hartmann. Quadri per un concerto magistrale al di là del tempo e dello spazio. Come un Amen si staglia sul foglio nudo il rosso vibrato del Bach morente, chino sul suo clavicembalo a incidere per l'eternità l'Arte della fuga. E' cieco il compositore, ma la sua musica disegna visioni e immagini impresse indelebilmente nella memoria. Maestosi le ha ritrovate, le fa nuovamente vibrare con la poesia dei suoi colori."
Erminia Pellecchia


BARRY LYNDON, COLONNA SONORA

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BACH, TOCCATA E FUGA IN RE MINORE

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BEETHOVEN, L'EROICA

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ROSSINI, LA GAZZA LADRA

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BACH, L'ARTE DELLA FUGA

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MOZART, DON GIOVANNI ULTIMO ATTO

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BEATLES, ACROSS THE UNIVERSE

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FABRIZIO DE ANDRÉ, LA DOMENICA DELLE SALME

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BRAHAMS, SINFONIE

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BARBARA, NANTES

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MAHLER, SINFONIE

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BEATLES, LUCY IN THE SKY WITH THE DIAMONDS

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VITTI 'NA CROZZA (FOLK SICILIANO)

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HENDRIX, ELECTRY LADY LAND

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RAVEL, BOLERO

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VIVALDI, CONCERTI PER MANDOLINO

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MOZART, REQUIEM

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GEMINIANI, LA FORESTA INCANTATA

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LEONARD COHEN, THE FAMOUS BLUE RAINCOAT

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DE ANDRÉ, LA BALLATA DELL'AMORE CIECO

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VIVALDI, LA TEMPESTA DI MARE

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VILLA LOBOS, BACHIANAS BRASILEIRAS

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VIOLETA PARRA, GRACIAS A LA VIDA

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BACH, IL CLAVICEMBALO BEN TEMPERATO

BACH, IL CLAVICEMBALO BEN TEMPERATO



















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Sulle orme di Marco Polo. Cento pittori italiani dipingono Hang Zhou
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Danilo Maestosi
Danilo Maestosi